L’alluvione ci ha travolti, ma poteva essere evitato qualche danno?

Intervista al prof Di Gregorio sulle cause, gli sbagli dell’uomo e l’imprevedibilità della natura

Di Andrea Deiana

 

 

Parliamo dell’alluvione. Che cosa è successo e cosa secondo Lei ha causato i danni maggiori?

Quello che è successo è sotto gli occhi di tutti. Ci sono stati dei danni che hanno colpito in maniera particolare i centri abitati, le infrastrutture e le campagne . Ci sono stati centri abitati che sono stati colpiti

Più di altri che sono stati risparmiati , una particolare situazione ha colpito in particolare alcune aree, un po’ a macchia di leopardo, qua e là, e le zone dove si è verificata una precipitazione più intensa hanno riguardato i centri abitati di Capoterra, Uta, Assemini, e poi oltre a questa area del basso Campidano , è stata colpita la zona del Sarrabus e in particolare i centri di S. Vito , Muravera , Villaputzu, e, da un punto di vista delle infrastrutture , l’Orientale Sarda e alcuni corsi d’acqua e qualche zona "umida" come la peschiera di Feraxi (Muravera).

Come è possibile che ci siano dei regolari insediamenti umani, case, costruite sull’alveo di un fiume?

Quanto regolarmente costruite non so, alcune sono edificate abusivamente, altre sono di vecchia data. Certo è che i danni si verificano solo dove c’è un disordine nel territorio ed è un po’ un malessere del territorio che in qualche modo reagisce al cattivo uso che l’uomo ne ha fatto e quando si verificano certi eventi pluviometrici, che certo non sono ordinari, cioè che non si verificano tutto l’anno, ma bensì avvengono ciclicamente nell’ambiente mediterraneo e nella nostra isola, tornano periodicamente a verificarsi con più o meno rilevanti entità, e questi scostamenti dalla norma ciclicamente tornano a verificarsi.

C’è quindi, alla base, una ciclicità meteorologica

C’è una ciclicità meteorologica che è nella regola, ma che non sono nelle medie annue e si discostano molto da queste; ma sappiamo che nel Mediterraneo noi ciclicamente abbiamo questi eventi estremi che possono provocare grossi danni, come d’altronde la storia ci insegna, e che gli scienziati e i ricercatori hanno ben messo in luce.

È possibile collegare eventi come la grave siccità che abbiamo appena passato e le recenti alluvioni?

Intanto anche la siccità assieme alle alluvioni sono due aspetti di una stessa medaglia e anche la siccità è fortemente legata a delle ragioni umane, cioè senza che non ci siano ragioni di un uso spesso distorto del territorio o di un abuso, così come lo sono i ricorrenti incendi che abbiamo e che interessano vastissime aree ogni anno, come lo sono certi dissodamenti e certi decespugliamenti e senza dimenticare gli ingenti tagli di vegetazione che ci sono stati in passato e che hanno praticamente annientato la vegetazione isolana e che hanno un’importante funzione di regolazione e degli eventi termici e degli eventi pluviometrici. E quindi la distruzione del bosco è un male che riguarda l’uno e l’altro aspetto. Certamente poi gli effetti degli eventi pluviometrici estremi ma che interessano periodicamente certe zone dell’Isola sono il risultato dei danni della copertura vegetale che non è più in grado di adempiere ai suoi ruoli primari come regolare il regime delle acque.

Esistono delle leggi che regolano piani da attuare per prevenire simili sfaceli o per prevedere simili eventi?

La ricerca ha messo ha punto degli strumenti eccezionale di previsione degli eventi, capace di capire quando e dove accadranno simili eventi in modo anche da cercare che gli insediamenti umani vadano a localizzarsi in zone protette o zone che, nell’eventualità venissero colpite da calamità, possono essere facilmente salvaguardate. Per quanto riguarda l’alluvione, tutto il nostro paese è stato colpito e se andiamo a vedere da noi i danni maggiori sono stati causati da piccoli torrenti e solo poche volte grandi fiumi hanno dato grossi problemi, come succede per esempio nel Po o nell’Adige; ed è proprio questo che ci dà una misura del malessere diffuso del territorio.

Il legislatore, proprio perché è stato interessato in passato da certi eventi, si è attrezzato ed è nato un quadro di norme legislative molto esauriente sotto questo profilo, come la legge 183/89 sulla difesa del suolo che prevede la predisposizione di una serie di aree di bacino idrografico che prevede un corretto uso delle acque e del suolo ma di fatto questi piani devono ancora partire (dal 89!!! N.d.R.). Addirittura la legge prevedeva la costituzione di autorità di bacino, prevedeva la suddivisione del territorio in bacini nazionali, interregionali e regionali e quindi un’unica area di bacino in Sardegna. Per l’attuazione di queste bisogna passare ad una fase di studio e di conoscenza dei piani che possono mettere in luce le aree che sono a rischio di frane, inondazioni e predisporre tutti gli strumenti che consentono di limitare i danni in caso di simili eventi. A questa legge nazionale sono seguite altre leggi sulla cui applicabilità sono indietro tutte le regioni con la Sardegna come ultimo vagone. Dobbiamo lavorare, allenare le autorità e i comitati di coordinazione: È una macchina burocratica che cammina come una tartaruga in rapporto a quella che è l’esigenza di tutela dei beni e delle cose. Il nostro consiglio regionale pare abbia dimenticato i provvedimenti che esso stesso si era dato: Infatti nel 89 è stata emanata una legge regionale sulla protezione civile che prevedeva l’attuazione della stessa entro un anno dalla pubblicazione. La legge in particolare riguardava: Piano di difesa del suolo (contro incendi frane e inondazioni) che avrebbe anche consentito di organizzare in qualche modo gli insediamenti civili, industriali e umani in genere; oggi noi andremo a spendere dieci volte quanto avremmo speso attuando un serie prevenzione, grazie alla quale una serie di danni che oggi andiamo a riparare, sarebbero potuti essere evitati.

Non pensa che il territorio sia gestito da troppi enti (ESAF, provincia, ANAS, comunità montane etc.)?

Si, uno dei grossi problemi è l’estrema frammentazione delle competenze, che crea disordine. Uno dei rimedi è stabilire una chiarezza dei ruoli e delle competenze, problema fondamentale per quanto riguarda la protezione civile, perché né va di mezzo la salute delle popolazioni, dei beni e delle risorse che interessano le attività economiche dell’uomo. C’è a monte comunque la necessità di assegnare a ciascuno dei ruoli precisi e di pianificare dei controlli. Ci sono, quindi, delle fasi di coordinazione a livello regionale e delle fasi di attuazione demandate dal comune e dalle provincie. Questa coordinazione deve essere fatta da chi conosce il territorio, in questo caso vi è un ruolo preponderante del geologo o dell’ingegnere ambientale, figure professionali che sono le più idonee a eseguire compiti di coordinazione di messa a punto, di conoscenza e di gestione di queste aree a rischio. Dobbiamo imparare a gestire il territorio con persone che abbiano le capacità, ma soprattutto la cultura del territorio.

Benché ci siano state abbondanti precipitazioni la crisi idrica a Cagliari continua, Come si spiega che i bacini non abbiano risentito di queste precipitazioni.

Queste precipitazioni hanno interessato l’Isola un po’ a macchia di leopardo. Sono state causate da dei corpi nuvolosi a bassa altezza sospinti dai venti di scirocco. Quindi perturbazioni locali, che si sono fermate ai primi rilievi del Campidano, ben lontane dalle zone montane che sono quelle che vanno a riempire le nostre riserve. Questa, più o meno, è stata la situazione di questo autunno siccitoso. Il problema è stato non prendere in considerazione le tendenze climatiche. Abbiamo una storia, per quanto riguarda l’andamento climatico e leggendo questa storia ci accorgiamo che il regime pluviometrico è andato sensibilmente cambiando. Certo, può essere un fatto ciclico, ma questo trend a cui noi stiamo assistendo lo si riscontra anche in altre arre particolari che si collocano a determinate latitudini (specialmente nel bacino del Mediterraneo)e ci deve suggerire una maggiore organizzazione e un maggiore rispetto della risorsa ambientale. Rispetto vuol dire custodire, e non disperdere, le acque che abbiamo già, con usi razionali e intelligenti intervenendo nelle linee di rete le cui perdite spesso sono la causa preponderante della mancanza d’acqua.

Quali sono stati gli interventi dopo l’alluvione?

Dopo l’alluvione si è fatto poco. Gli unici interventi che sono stati fatti sono quelli di riabilitazione delle strutture di residenza, di linee elettriche e delle strutture civili in generale. Interventi quindi primari. Dobbiamo però passare ad una fase più consapevole e profonda che preveda piani di prevenzione e di previsione e una costruzione incentrata sulla logica della prevenzione dei danni, studiando le zone più a rischio e studiando misure di prevenzione e localizzazione appropriate.